Il Whistleblowing –  intervista all’Ing. Marchi

Ing. Marchi, parliamo di Whistleblowing… un termine che pochi imprenditori italiani conoscono. Eppure parliamo di uno strumento potentissimo per la tutela delle Aziende, dei Titolari e dei Componenti dei Consigli di Amministrazione.  Vuole spiegarci di cosa si tratta?

Spesso sigle, acronimi o termini inglesi sono facili da ricordare, anche se di non immediata comprensione: non è questo il caso. Il termine “whistleblowing”, che può essere correttamente tradotto come denuncia, viene introdotto nel mondo anglosassone con lo scopo di definire quei soggetti che – venendo a conoscenza di comportamenti potenzialmente illegali, fraudolenti, border limit o, in generale, pericolosi dal punto di vista legale per un’azienda o qualsiasi tipo di attività – per tutelare l’attività produttiva stessa prendono coraggio e si assumono la responsabilità di portare a conoscenza di chi la gestisce (il C.d.A., il titolare, un socio, un amministratore, chiunque abbia ruoli gestionali e di direzione) di situazioni potenzialmente esplosive, dal punto di vista legale, per l’azienda o l’attività.

Nella sua esperienza, chi sono i “soggetti” che effettuano le segnalazioni?

Chiunque abbia una qualsiasi forma di relazione con l’azienda o l’attività (per questo motivo vengono definiti, sempre dal mondo anglosassone, “stakeholder”, ossia “parti interessate”): quindi semplici dipendenti, manager, responsabili di livello intermedio, ma anche consulenti, fornitori, collaboratori, azionisti e pure clienti… chiunque venga a conoscenza di comportamenti critici che potrebbero diventare illegali e, quindi, estremamente pericolosi per l’attività.

Perché lo fanno?

Per tutelare tutti, se stessi ma, soprattutto ed in primis, l’attività produttiva stessa. Proprio per questo i soggetti che, potenzialmente, possono assumere il ruolo di “whistleblower” sono tutti (gli stakeholder): chiunque abbia interesse affinché l’attività non finisca nei guai.

Ma conviene all’attività produttiva organizzarsi per il whistleblowing?

Ovviamente sì! Una legge (il D.Lgs. 231/2001) tutela significativamente le imprese/attività produttive che si dotano di opportuni strumenti, tecnici ed organizzativi atti a garantire che il denunciante possa, liberamente ed anonimamente, effettuare la segnalazione e mettere l’attività nelle condizioni di potersi difendere e salvaguardare a vantaggio, appunto, di tutti gli stakeholder.

E i Sindacati?

Ottima osservazione, per nulla scontata … I sindacati, a mio giudizio, sono uno dei principali stakeholder di un’azienda perché – tanto quanto il management e i collaboratori – hanno interesse affinché l’azienda possa operare nel miglior modo possibile. Il whistleblowing garantisce l’anonimato dei segnalatori, ovvero di dipendenti e collaboratori che dovessero fare una segnalazione: ritengo quindi che, oltre a trovare il sostegno delle rappresentanze sindacali, il whistleblowing possa anche trovare il loro supporto nello spiegare ai lavoratori gli obiettivi dell’azienda nel tutelare chi, quotidianamente, svolge il proprio lavoro in modo irreprensibile.

Cambia la prospettiva tra un’azienda strutturata ed una PMI?

Questa differente visione, legata alla dimensione delle aziende, se mi consente, è un retaggio tipicamente italiano … No, anzi! Paradossalmente è vero il contrario, cioè proprio la PMI che è appunto più piccola, meno organizzata, meno strutturata e, se mi consente la metafora, meno “dotata di armi di difesa”, è bersaglio più facile per chiunque abbia intenzioni non propriamente pulite … Una grossa azienda dispone, proprio per la sua forma più complessa ed articolata, di anticorpi capaci di funzionare da prima barriera. Una PMI, al contrario, ha una superficie d’attacco più ristretta ma molto meno protetta, per cui, lo strumento è preziosissimo, a maggior ragione, anche per la PMI.

Organizzarsi tecnicamente cosa significa?

Significa dotarsi di una piattaforma tecnologica che sia in grado di garantire l’anonimato del whistleblower, mettendolo in contatto con le figure interne dell’azienda che hanno lo scopo di approfondire gli elementi portati a supporto della segnalazione, svolgere le conseguenti indagini e prendere provvedimenti (di ogni genere, comprese denunce penali).

Siete già operativi, le Aziende possono già rivolgersi a voi per attivare il servizio?

Certamente. Il servizio che propongo in collaborazione con Gruppo Alchimie è progettato e dimensionato per le PMI italiane, largamente personalizzabile ed è già stato ampiamente collaudato sul campo. In altri termini, nel giro di qualche settimana, possiamo attivare presso qualunque Azienda uno strumento di whistleblowing snello e potente, conforme ai requisiti di protezione dei dati previsti dal GPDR, che permette all’attività di tutelarsi legalmente nei confronti di comportamenti potenzialmente critici e fornire, se necessario, prove valide anche in sede penale.

Coltivavo fin da piccolo la passione per l’elettronica, culminata con l’idea di frequentare l’istituto tecnico industriale: scelsi informatica soltanto perchè non fui sorteggiato ad elettronica (questi numeri chiusi …).
Il caso mi ha portato ad incamminarmi su una strada che non ho mai più lasciato: dopo avere completato le scuole superiori, ho deciso di iscrivermi ad ingegneria (sempre elettronica, ma il mix con informatica è sempre stato ben equilibrato: d’altra parte, la seconda non esisterebbe senza la prima …).
In ambito professionale ho avuto la fortuna di poter fare esperienze su infrastrutture di rete, semplici e complesse, con esigenze di clienti molto diverse che mi hanno permesso di ampliare sia il bagaglio di esperienze, sia la quantità di competenze specifiche acquisite.
La nascita di tecnologie cloud, la necessità di identificare ed analizzare classi e quantità di dati sempre più ingenti, la crescente e stringente necessità di avere sempre alta l’attenzione nei confronti della sicurezza informatica mi hanno spinto a mettere a disposizione dei clienti idee, suggerimenti, qualche volta procedure, che aiutino le aziende a selezionare ed integrare nei propri processi produttivi tecnologie delle quali non è più possibile fare a meno.

Ing. Marco Marchi

Data analyst/engineer. R and Python data analisys solution developer. System administrator: Windows/Linux server.